RITIRO ON LINE                                                                                                   
agosto 2016

                                                                                                                                                                                                                                                

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

Tu, Signore, ci vieni sempre incontro.

Accoglierti nella pace delle notti

o nel silenzio dei giorni,

nella bellezza della creazione

come nei momenti delle grandi lotte interiori,

accoglierti vuol dire sapere

che rimarrai con noi in ogni situazione,

sempre.

 

(Roger Schutz)

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

DIO FA IL PASSO DELLA DANZA

“noi abbiamo suonato il flauto e voi non avete danzato”

 

Proseguiamo la riflessione/preghiera che parte da alcuni Salmi, aiutati da spunti di padre Moretti, dehoniano.

I Salmi sono una musica con cui Dio ci invita a danzare con lui la nostra vita.

I Salmi hanno il potere di svegliare ciò che dorme dentro di noi e di trascinarci in una festa capace di illuminare tutti i momenti della vita. I Salmi sono la "sinfonia" di Dio.

 Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.  (Salmo 39)

 2Ho detto: «Vigilerò sulla mia condotta

per non peccare con la mia lingua;

metterò il morso alla mia bocca

finché ho davanti il malvagio».

3Ammutolito, in silenzio,

tacevo, ma a nulla serviva,

e più acuta si faceva la mia sofferenza.

4Mi ardeva il cuore nel petto;

al ripensarci è divampato il fuoco.

Allora ho lasciato parlare la mia lingua:

5«Fammi conoscere, Signore, la mia fine,

quale sia la misura dei miei giorni,

e saprò quanto fragile io sono».

6Ecco, di pochi palmi hai fatto i miei giorni,

è un nulla per te la durata della mia vita.

Sì, è solo un soffio ogni uomo che vive.

7Sì, è come un’ombra l’uomo che passa.

Sì, come un soffio si affanna,

accumula e non sa chi raccolga.

8Ora, che potrei attendere, Signore?

È in te la mia speranza.

9Liberami da tutte le mie iniquità,

non fare di me lo scherno dello stolto.

10Ammutolito, non apro bocca,

perché sei tu che agisci.

11Allontana da me i tuoi colpi:

sono distrutto sotto il peso della tua mano.

12Castigando le sue colpe

 tu correggi l’uomo,

corrodi come un tarlo i suoi tesori.

Sì, ogni uomo non è che un soffio.

13Ascolta la mia preghiera, Signore,

porgi l’orecchio al mio grido,

non essere sordo alle mie lacrime,

perché presso di te io sono forestiero,

ospite come tutti i miei padri.

14Distogli da me il tuo sguardo:

che io possa respirare,

prima che me ne vada

e di me non resti più nulla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !  Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

Il silenzio

 Il silenzio ha un prezzo perché rende possibile ascoltare la musica delle cose e degli eventi. L’uomo ha bisogno di ritrovare il silenzio che è diventato forestiero nella nostra società. L’abbiamo confinato in "riserve"; lo possiamo trovare in precisi luoghi (monasteri, abbazie, case di spiritualità...) o in precisi tempi (momenti di ritiro, di esercizi spirituali, di preghiera...). Per il resto il silenzio non c'è.

Poche cose hanno tanto  mutato  la  vita dell'uomo quanto la perdita del silenzio: è stato l'avvenimento che ha inciso di più nel pensiero e nella vita degli uomini.

Il silenzio non esiste più come un bene primario, come il cibo e l'acqua, come l'aria. Perdendo il silenzio, l'uomo ha modificato  la sua struttura. Anche la preghiera ne ha sofferto. Noi siamo "malati" di rumore; come i tossicodipendenti, gli alcoolisti, i fumatori accaniti... perché noi siamo dipendenti dal rumore. Quando incappiamo in un momento senza rumore andiamo in crisi di astinenza.

 

Paura e nostalgia del silenzio 

Per fortuna il silenzio non è ancora distrutto completamente, forse sussiste ancora, ma dormiente nell'uomo. Forse quella dell'uomo d'oggi non è una corsa senza ritorno ma

un momentaneo smarrimento nel rumore che non ha cancellato la nostalgia del silenzio.

Il silenzio si colloca al di fuori della logica dell'utile; il silenzio è improdutivo, apparentemente non paga. E questo in una civiltà che misura tutto sulla "produzione" e sull"'utile" è grave. Il silenzio è considerato alla stregua dei tempi morti del lavoro. Esso, l'inutile , si mette accanto a tutto ciò che è troppo utile, che pretende di essere indispensabile, per  moderarne  la corsa, per limitarne le pretese. È il silenzio che ridimensiona lo strapotere dell'efficienza e dell'utile, per riportare in primo piano le realtà solitamente ritenute non produttive (sentimenti, emozioni, valori...) che rappresentano invece la parte più "umana" dell'uomo. Il silenzio conferisce alle cose un po' della sua "sacra" inutilità.

Nel Deuteronomio (27,9) si può leggere questo amminimento: «Mosè e i sacerdoti leviti dissero a tutto Israele: «Fa’ silenzio e ascolta, Israele! ».  Solo il  coraggio  del  silenzio  può  far ripartire il dialogo più importante, quello con Dio e con noi stessi.

 

Dio parla nel silenzio

Prendiamo spunto dal Salmo 39 che ci presenta il silenzio come premessa ad ogni dialogo con Dio.

Noi non comprendiamo né Dio né il senso degli eventi se non facciamo silenzio. Lasciamo che il Salmo 39 ce lo spieghi.

 

La quiete dopo la tempesta

In questo Salmo non c'è nessun elemento che permetta una qualsiasi datazione; questo lo rende universale, appartiene a tutti i tempi e a tutte le culture. L’autore del Salmo 39 si riconosce  nella  situazione di inconsistenza che si esprime con la ripetizione di una parola che non lascia dubbi: "soffio". Il termine ebraico che lo esprime, hebel (alito di vento impalpabile) ripetuto tre volte, lo esprime benissimo.

Vi sono dei momenti in cui stanchezza, delusione, disorientamento creano come una cappa di oscurità che quasi toglie il respiro e spinge alle soglie della disperazione. II Salmo 39 nasce da uno di questi momenti. A noi interessa non solo come e perché nasce questo Salmo, bensì interessa la conclusione a cui l'orante giunge. È’ un percorso offerto ad ogni credente, ad ogni orante.

Il Signore suscita nel suo povero la generosità di un silenzio che si fa umile ascolto. Ne sgorga una salutare meditazione sulla caducità dell'uomo e della sua vicenda terrena, da cui si apre un nuovo, inatteso spiraglio di fiducia in Dio e, quindi, di speranza, di preghiera e di salvezza.

Ripercorriamo i  sentieri spirituali di questo Salmo: anche i nostri piedi si muoveranno spiritualmente come in una danza, la danza del silenzio.

«Ho detto: Veglierò sulla mia condotta per non peccare  con la mia lingua; porrò  un  freno alla mia bocca, finché ho davanti il malvagio» (v 2). L'orante ha fatto il fermo proposito di controllarsi nell'agire e nel parlare mentre ha davanti agli occhi il malvagio e le sue opere. Ricorda molto bene il tempo della servitù umiliante: «Io sono uno straniero, uno straniero come tutti i miei padri». Era convinto che Dio avrebbe umiliato l'empio colpendolo, e invece eccolo felice e forte:

«La sua fortuna ha esasperato il mio dolore».

«Mi ardeva il cuore nel petto; al ripensarci è divampato il fuoco. Allora ho lasciato parlare la

mia lingua: fammi conoscere, Signore, la mia fine, quale sia la misura dei miei giorni, e saprò quanto fragile io sono» (vv 4-5)

. Il cuore del salmista è oppresso e tenta di reagire con l'ira e il rancore, ma egli lo domina. Egli chiede a Dio umiltà; chiede la consapevolezza di quanto sia fuggente la vita di ogni uomo si stampi nel profondo della sua coscienza: «Sì, è solo un soffio ogni uomo che vive; sì, come ombra è l'uomo che passa».(vv 6-7). Il Salmo 38,7 ha questo bellissimo suggerimento: «Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui... ». Noi vediamo solo la parte superiore degli eventi; ci spaventiamo perché non siamo in grado di dominarli. Dio è sereno perché li guida. «La salvezza dei giusti viene dal Signore, nel tempo dell'angoscia è loro difesa» ribadisce il Salmo (v. 39). Noi siamo impazienti e questo ci crea problemi. È qui che ritorna il termine "soffio" per dire la consistenza dell'uomo e delle sue opere:

«Sì, come un soffio si affanna, accumula e non sa chi raccolga.

Ora, che potrei attendere, Signore? È in te la mia speranza. » (vv 7-8)

Sì, ogni uomo non è che un soffio».(v12)

 La consapevolezza serena del proprio limite e l'incrollabile fiducia  nella  premura  di  Dio  concludono l'itinerario spirituale dell'orante. Anche le colpe a questo punto non sono più insuperabili: «Liberami da tutte le mie iniquità» (v9). A questo punto anche la colpa diventa occasione di incontro con Dio.

«Ammutolito (in silenzio), non apro bocca, perché sei tu che agisci».  (v10)

 Tutto il percorso dell'orante è avvolto dal grembo del silenzio; senza non è possibile. Il silenzio è il maestro che mitiga il nostro prorompente e ingombrante protagonismo. È Dio invece il protagonista della nostra vita, non noi. Il passo della danza lo fa lui; noi lo assecondiamo.

«Castigando le sue colpe tu correggi l’uomo, corrodi come un tarlo i suoi tesori.

Sì, ogni uomo non è che un soffio».(v12)

A questo punto la meraviglia si fa incanto per la grande sapienza di Dio. Quelli che noi chiamiamo insuccessi, fallimenti, potrebbero diventare momenti positivi di crescita se tenuti in gestazione nel grembo del silenzio e della preghiera.

«Ascolta la mia preghiera, Signore, porgi l’orecchio al mio grido, non essere sordo alle mie lacrime, perché presso di te io sono forestiero, ospite come tutti i miei padri». (v13)

 Dio ascolta la preghiera, non nel senso che fa quello che noi ci aspettiamo ma quello che è veramente importante per noi. La preghiera non piega Dio alle nostre attese ma prepara noi ad accogliere i doni di Dio.

Questo Salmo, come le grandi sinfonie che si aprono con qualche battuta d'aspetto, dovrebbe iniziare con qualche momento di silenzio per essere gustato al meglio. Un Salmo usa e getta (semplicemente detto, recitato...) rischia di non lasciare tracce profonde dentro di noi.

Nel silenzio ascolta il tuo cuore

Ci sono ragioni che la mente non capisce ma le capisce il cuore. Dentro di noi e attorno a noi c'è rumore e allora non si sentono i passi di danza del cuore. Il Salmo ci vuol educare a vedere più in profondità il senso di quello che facciamo e a non legare il bilancio al risultato ottenuto al momento. Lo psicologo e pedagogista Kohlberg (psicologo e pedagogista), mette il vertice dell'agire morale nel "fare il bene" non per desiderio di  un  premio  o per  timore  di  un  castigo, ma perché è... bene. Il premio del bene è il bene fatto, come la punizione del peccato è il peccato stesso.

Il silenzio da cui abbiamo preso le mosse ha lo scopo di creare le condizioni per una lettura più vera della realtà, più pacata. Può aiutarci a gustare più realisticamente la vita. Se la vita è un "banchetto" il vero buongustaio non è quello che mangia di più ma quello che gusta di più quello che mangia.

Noi siamo immersi nelle meraviglie e grandi meraviglie sono anche dentro di noi. Il nostro problema è saperle riconoscere e gustare. Adesso possiamo comprendere l'ammonimento del Deuteronomio (27,9): «Mosè e i sacerdoti e i leviti dissero a tutto Israele: Fa' silenzio e ascolta, Israele! Oggi sei divenuto il popolo del  Signore tuo Dio».

Solo a queste condizioni il dialogo fra Dio e l'uomo può partire.

 

 

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ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

La preghiera è un anelito, un sussulto del cuore,

è un soffio che non sai di dove viene

e non sai dove va.

La preghiera è un  incontro, a volte uno scontro, spesso un’attesa.

E’ il pianto di Pietro al canto del gallo,

è lo stabat di Maria ai piedi della croce.

La preghiera è un attimo di eterno,

è una scelta d’amore,

è un bacio che accarezza un viso.

La preghiera è un ricordo e un progetto,

è un grido ed è silenzio.

Sono le lacrime di chi piange per chi non piange,

sono le suppliche della terra, le lodi della Chiesa.

La preghiera è il nostro respiro, la nostra vita,

il nostro tutto.

Non c’è uomo che non prega,

c’è solo un uomo che non sa di pregare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.  È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,  nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

           

(spunti liberamente tratti da alcune riflessioni di padre Giuseppe Moretti, dehoniano)