RITIRO ON LINE                                                                                                   
agosto
2012  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

Lodate il Signore con la cetra,

con l’arpa a dieci corde a lui cantate.

Cantate al Signore un canto nuovo,

con arte suonate la cetra e acclamate,

perché retta è la parola del Signore

e fedele ogni sua opera.

Egli ama la giustizia e il diritto;

dell’amore del Signore è piena la terra.

Il Signore guarda dal cielo:

egli vede tutti gli uomini;

lui, che di ognuno ha plasmato il cuore

e ne comprende tutte le opere.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,

su chi spera nel suo amore,

per liberarlo dalla morte

e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:

egli è nostro aiuto e nostro scudo.

È in lui che gioisce il nostro cuore,

nel suo santo nome noi confidiamo.

Su di noi sia il tuo amore, Signore.

 

 (dal Salmo 33)

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

LA CASA APERTA

 L'esperienza di Aquila e Priscilla offre l'occasione per riflettere sull' essenziale partecipazione dei laici alla missione apostolica. La loro testimonianza di amore è segno credibile della presenza del Signore sulle strade del mondo.

   

 

 

 

 

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto  (At 18,1-4) 

 «Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. Qui trovò un Giudeo, di nome Aquila, nativo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia, con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava. Di mestiere, infatti, erano fabbricatori di tende. Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci» .

Parola di Dio

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITAZIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza.

Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

Il Vangelo che si apre al mondo

Il libro degli Atti degli Apostoli riveste una grande importanza tra gli scritti del Nuovo Testamento.

Esso costituisce il secondo pannello di uno splendido dittico realizzato da Luca: l'altro pannello è il terzo Vangelo. L'insieme di questa autentica e organica opera d'arte letteraria si articola così: il primo quadro racconta il tempo di Gesù, le sue parole e i suoi miracoli; il secondo il tempo e le opere della prima comunità cristiana. Tra i due c'è una stretta dipendenza ed essi mostrano come Gesù continuasse ad essere presente nella Chiesa sorta dalla fiamma dello Spirito a Pentecoste (At 2,1-13).

All'interno di una serie di capitoli che narrano le storie degli apostoli e dei diaconi, alle prese con l'entusiasmo e le vicissitudini dell' annuncio della buona novella, Luca consacra molto spazio alla missione di Pietro e ancora di più a quella di Paolo.

Quest'ultimo, come si sa, non faceva parte del collegio dei Dodici e non aveva neppure mai  conosciuto Gesù, ne era anzi un grande avversano e nemico, come dimostra il fatto che anch' egli fosse tra coloro che lapidarono Stefano, il primo martire della Chiesa (At 7,58). Ma un giorno, mentre si stava recando a Damasco, proprio per condurre in catene uomini e donne seguaci della dottrina di Cristo, Gesù in persona gli apparve, avvolgendolo di una luce così abbacinante da farlo diventare cieco e da provocare in lui una repentina vocazione a seguirlo (At 9,1-9).

La missione di Paolo - su cui il libro si concentra dal capitolo tredici sino alla fine - è di grande fascino e rara originalità, rispetto a quella degli altri apostoli e si impone con una forza particolare. L'immagine dell' Apostolo è quella di qualcuno che non si muove mai da solo, ma sempre in compagnia di un altro o in gruppo; i suoi contatti con la gente sono continui, aperti, sempre in aumento. Raccontando dell' incessante viaggiare di Paolo, Luca riempie le pagine di nomi di persone, di luoghi, di città aprendo il Vangelo su di un orizzonte di respiro universale.

 

l luoghi e i volti della missione

Tra i nomi scritti sulle orme di Paolo ce ne sono di tutti i suoni e le derivazioni; sono nomi di schiavi e liberti, di giudei, di greci, di romani. Essi si mescolano in un ritmo di straordinario dinamismo, che immette il lettore nel clima degli albori del cristianesimo paolino, un cristianesimo radicale, puro, "estremo", libero da muri di ogni sorta, che fossero etnici, culturali o religiosi . Un cristianesimo che spingeva verso il contatto tra vicini e lontani, tra circoncisi e gentili, attraverso la potenza del Vangelo di un Dio crocifisso proprio per abbattere ogni inimicizia. Di un Dio a sua volta aperto e liberato da templi di possesso, deciso a rimuovere ogni impedimento alla comunione universale, affinché tutti formassero "un corpo solo".

Chi si imbatteva, dunque, in quel ciclone che era Paolo, difficilmente ne restava illeso e anch' egli spesso si inseriva nel gruppo degli evangelizzatori e nel gioco dell'amore e della fraternità cristiana, a testimonianza del Cristo Risorto. Luca racconta in maniera speciale del ruolo delle donne per il successo della missione di Paolo; prima fra tutte è un'impresaria incontrata a Filippi, di nome Lidia: «Ad ascoltare c'era anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiatira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia ci invitò dicendo: "Se avete giudicato che io sia fedele al Signore venite e rimanete nella mia casa". E ci costrinse ad accettare» (At 16,14-15).

 

Una famiglia missionaria

Una presenza particolare nella missione evangelica di Paolo è, poi, quella di Aquila e Priscilla. Il racconto di come la coppia avesse incontrato e si fosse unita all' Apostolo, ci dà la visione di un mondo che si muove, di storie che si evolvono e si intrecciano: vediamo Paolo sulla strada che da Atene si allunga sino a Corinto e qui intercetta Aquila, un Giudeo a sua volta in diaspora, originario del Ponto e che si trovava a Corinto in seguito all'editto di Claudio (49 d.C.) che bandiva i Giudei da Roma.

Destini difficili e inquieti che non precludono, però, nuove vie di futuro. Insieme a sua moglie questo giudeo migrante diventa collaboratore di Paolo nella diffusione del Vangelo. Prova ne è anche la Prima Lettera ai Corinzi: «Vi salutano molto nel Signore Aquila e Prisca, con la comunità che si raduna nella loro casa» (1 Cor 16,19).

Questa famiglia non solo si mostra aperta al bisogno che Paolo aveva di ospitalità e di lavoro – lo fanno socio della loro impresa artigiana - ma si rende disponibile a essere accanto a lui in ogni circostanza, come se fosse un parente di sangue, parte intima della loro famiglia. Dopo la burrascosa tappa di Paolo a Corinto, Priscilla e Aquila lo accompagnarono a Efeso dove, presumibilmente, anch'essi si stabilirono, continuando lì la loro attività di evangelizzatori. Vediamo dei laici normali, dunque, dei lavoratori come tutti, che hanno il tempo e la voglia di farsi voce del Vangelo, mettendo a disposizione le loro storie, le loro risorse, le loro energie, la loro casa e la loro vita sempre in movimento.

Aquila e Priscilla vengono, infatti, ancora citati da Paolo nel biglietto finale di saluto della Lettera ai Romani, che egli invia quando la coppia doveva ormai essere tornata a Roma, essendo, dopo la morte di Claudio, cambiata la condizione dei Giudei (54 d.C.): «Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù. Essi per salvarmi la vita hanno rischiato la loro testa, e a loro non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese del mondo pagano. Salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa» (Rm 16,3).

La qualità della collaborazione di Prisca e Aquila viene alla luce con chiarezza da queste parole: non solo essi si sono impegnati fino in fondo nell' opera di annuncio del Vangelo, ma hanno messo a repentaglio la loro vita per salvare la vita di Paolo. Così si realizza la missione cristiana: attraverso la visibilità e la testimonianza di un amore forte, gratuito, di un amore "sino alla fine", unico segno credibile della presenza dell' Amore del Signore sulle strade e le città del mondo. Unico, vero spazio umano che può essere definito come "chiesa" (cfr. 1Cor 16,19).

 

Sulle vele della Buona Novella

Lo spaccato scritturale sulla Chiesa delle origini non può non indurre in noi una seria riflessione circa la coscienza e l'esperienza di essere Chiesa. Nella nostra tradizione cattolica si è andata perdendo, purtroppo, l'essenziale partecipazione dei laici – intesi come coppie, famiglie, case di persone secolari - nella missione apostolica. Molto spesso le chiese sono state intese soltanto come le basiliche, le cattedrali o le canoniche, dove i fedeli cristiani si recavano per le celebrazioni liturgiche presiedute dai sacerdoti o per ricevere i sacramenti. Quanto accadeva all'inizio della vicenda cristiana, ci rimane ancor oggi distante.

Ma come era bello che le case della gente fossero i luoghi dove si condivideva la gioia concreta del Vangelo, fatta di scelte e atti di accoglienza, di apertura, di condivisione; dove l'Eucaristia veniva celebrata insieme alle cene fraterne (cfr. 1Cor Il,17 ss).

Ogni aspetto della vita quotidiana diventava l'occasione per annunciare un modo redento di stare al mondo: il lavoro non era più motivo di competizione e di divisione ma, al contrario, di collaborazione per il bene di tutti; la condizione sociale (di espulso da una città - come quella di Aquila - di schiavo, di liberto o quant'altro) non creava steccati, ma opportunità di legami più profondi, radicati nell' essere tutti fratelli e sorelle nel Signore; la comunione di vita esprimeva la solida testimonianza della fede, fatta di impegno e carità religiosa, economica, sociale e culturale.

Tutto ciò appare oggi dinanzi ai nostri occhi di cristiani - forse più di parole che di fatti - con una straordinaria forza di provocazione, che ci costringe ad alzare le vele e portarci al largo della missione evangelica.

 

 Per la riflessione

“Paolo… si stabilì in casa loro”: la mia è una casa aperta ai fratelli ed alla comunità tutta? è una casa aperta anche a chi non è “fratello” della comunità, ma ha comunque bisogno di essere accolto?

 “…e lavorava”: quando sono io ad essere accolto, sono attento a non pesare sugli ospitanti? ho la sensibilità di fare il possibile per rendermi utile nelle faccende quotidiane della vita?

 “…la comunità che si raduna nella loro casa”: nella mia casa c’è posto per la comunità? c’è posto per la preghiera? c’è posto per la Parola di Dio e il suo annuncio?

 “Essi per salvarmi la vita hanno rischiato la loro testa”: nel nostro contesto italiano non rischiamo certamente la vita, ma “la faccia” sì che possiamo rischiarla; sono disposto ad essere conosciuto, nel mio condominio, come testimone di Gesù Risorto (testimone discreto, non invasivo e talebano…), pur sapendo che qualcuno forse mi muoverà delle critiche dietro alle spalle?

 

 

 

ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Ci mandi, Signore, come il Padre ha mandato Te,

perché questa è la volontà di Dio,

misterioso dono.

 

Di noi, uomini "dalle labbra impure"

e di mediocri ideali,

hai fatto un popolo di testimoni e profeti.

 

Ci mandi, Signore, "a due a due"

perché due sono i comandamenti dell'amore

e perché ci aiutiamo l'un l'altro a non cadere

come "il fratello aiutato dal fratello".

 

Ci mandi, Signore, nei piccoli villaggi

perché non disprezziamo le piccole cose e le umili

realtà quotidiane.

Ci mandi "nelle case" perché là si realizzi il Tuo Vangelo,

nelle nostre case, nelle nostre famiglie.

 

Ci mandi, Signore, senza altri mezzi e risorse

che il nostro andare.

Perché il mondo possa capire che la forza

e la bellezza del Tuo annuncio

non è nelle nostre cose

ma nella qualità delle nostre relazioni.

 

(da "Hai un momento, Dio?")

   

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

  

(spunti da una riflessione della biblista Rosanna Virgili)